giovedì 11 giugno 2009

PROVINCIA AUTONOMA DI BELLUNO


Se ne parla da tempo, tanto tempo, forse troppo. Adesso se ne parla di più, complici i “famosi” referenda di Cortina, Livinallongo e Colle S. Lucia di qualche tempo fa, quello ancor più “antico” di Lamon e la presenza alle ultime elezioni provinciali di una lista denominata proprio “Provincia Autonoma di Belluno”.
E si è pure creato un gruppo su “Facebook”, giusto per stare al passo con i tempi!
E ci si chiede se le istanze autonomiste siano di destra o di sinistra, che è polemica un po’ sterile, un po’ come fare il verso alle dialettiche di Roma o di Venezia e quindi non riuscire mai a sganciarsi del tutto da certe logiche politiche, o meglio partitiche, che hanno ormai “infettato” tutti gli ambiti dell’impegno politico e sociale italiano. Forse si cerca la “testa di ponte” romana o veneziana per meglio veicolare queste istanza, non accorgendosi però che la bontà delle argomentazioni non dovrebbero necessitare di alcuno appiglio “centrale”: le buone idee camminano da sole e l’evidenza di una realtà socio-economica, geografica e culturale peculiari della Provincia di Belluno rispetto al resto del Veneto dovrebbero bastare a considerare valida ed opportuna l’instaurazione di una provincia autonoma. Non da ultimo poi le istanze popolari ampiamente condivise che hanno già portato a delle espressioni democratiche, civili ed ufficiali a mezzo dei referenda che ricordavo sopra.
Saggiamente un contributore del gruppo di Facebook fa notare che l’autonomia non è di destra né di sinistra. E d’altro canto a quale destra fare ricorso? A quella che patrocina il governatorato di Galan che è il più feroce avversario di una autonomismo provinciale dell’area dolomitica? Alla destra della Lega che sta promuovendo l’introduzione in Italia delle gabbie salariali? Se questo andrà in porto mi domando per quale motivo per esempio, Del Vecchio dovrebbe mantenere la produzione di occhiali ad Agordo e dintorni se, delocalizzando internamente magari nel sud Italia potrebbe pagare gli operai di meno? Attenzione quindi: non tutte le istanze della Lega. alla quale va dato atto di avere, nella storia recente italiana, posto il problema delle autonomie e della autodeterminazione, non tutte queste istanze – dicevo - sembrano funzionali a delle aree con delle economie e dei tessuti sociali “delicati” come la maggior parte delle aree alpine. E, d’altro canto, non è anche la Lega alleata fedele di Galan? E non è questa destra che sta cercando di abolire quel patrimonio importante di partecipazione e di gestione del territorio e della sua economia che sono le Comunità Montane?
E la sinistra? Be’ lo sponsor principale dell’autonomia Bellunese sembra essere il presidente della provincia di Bolzano, espressione della SVP che è alleato del Partito Democratico. Del resto però la cosa sembra finire qui. Il resto della sinistra sembra troppo invischiato in attività di tipo “no global” per interessarsi di una istanza di sapore “absolutely local”. La giunta provinciale bellunese uscente (che magari uscirà per davvero!) sembra muoversi con fatica e con una certa qual “timidezza”, proponendo soluzioni tipo “capra e cavoli”.
Insomma la cosa sembra veramente nelle mani del popolo bellunese che deve farsi promotore in prima persona della propria volontà di fare provincia a sé. E allora ben vengano le liste elettorali per l’autonomia bellunese, a patto che anche esse rimangano bene “autonome”.
Noto per inciso che le nuove normative elettorali riguardanti sia il parlamento europeo che quello italiano, con i famosi “sbarramenti” non fanno altro che rendere le cose difficili. Solo per strane alchimie e solo in aree con autonomia riconosciuta le istanze locali riescono ad essere rappresentate. Per esempio anche in questa tornata la SVP è riuscita ad ottenere un seggio a Bruxelles. Cosa che non è riuscita invece ad altri partiti “minori”, magari anche “locali”. E quindi l’espressione di circa 140/150 mila sud-tirolesi verrà rappresentata, mentre non è rappresentata l’espressione di oltre 4 milioni di italiani che hanno votato per i “piccoli”. Alla faccia del liberalismo e dell’americanofilia imperante e del “no taxation without representation!” (“nessuna tassa senza una rappresentanza!”) urlato dai primi coloni americani verso i dominatori britannici!

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