Traduzione in italiano del documento "Irminsùl" di Varg Vikernes (Burzum). Contiene spunti interessantissimi e altri meno, decisamente opinabili. Ma vale la pena leggerlo e rifletterci, secondo me.
Varg
Vikernes
“IRMINSUL”
Tradotto
in italiano da A. Manfroi
I
In questi giorni c’è molta
incertezza a proposito di ciò che l’ Irminsùl
fosse realmente e a quale scopo servisse questo pilastro degli dei. E’ noto che
i Sassoni adoravano l’Irmisùl come un
dio.
Sappiamo che offrivano
sacrifici a questo dio e che tenevano i thing[1]
attorno ad esso. Ad ogni modo le nostre conoscenze si fermano qui. Non siamo in
grado di sapere di più sull’ Irminsùl
facendo affidamento sui libri moderni.
“Sassone” era un denominazione
che comprendeva un gruppo di tribù germaniche che risiedevano nella parte
settentrionale di quella che oggi è chiamata la Germania. E’ molto probabile
che ricevettero il nome per l’uso che facevano di spade dalle caratteristiche
uniche , chiamate sax. Si tratta di
una spada corta, a filo singolo, oppure un largo e pesante coltello. La parola saks [forbici] in norvegese moderno
deriva da questa.
Il fattore cementante di
queste tribù era il credo condiviso che l’Irminsùl
fosse sacro. Credevano che, senza questo pilastro, il cielo si sarebbe
abbattuto sulle loro teste. Per dimostrare come fossero in torto, Karl[2]
tagliò l’albero nel 772. Il pilastro cadde, ma il cielo no. I Sassoni, in quel
periodo, avevano perso tutti i loro capi. Karl aveva infatti assassinato circa
5.000 capi sassoni con l’inganno, avendoli convinti a partecipare ai negoziati
disarmati.
I Sassoni superstiti
rinunciarono in seguito alla loro lotta contro i cristiani. Ad ogni modo la
torcia fu passata alle tribù della Scandinavia. Così arriviamo all’epoca
definita oggi come Epoca Vichinga. Quest’epoca ha visto gli scandinavi prendere
il mare e dare battaglia disperatamente contro il potere supremo cristiano.
I Sassoni sono dipinti
come molto primitivi nei film e nei libri moderni. La loro religione consisteva
nel venerare un albero, da loro chiamato Irminsùl.
Essi veneravano questo albero, gli offrivano sacrifici e danzavano attorno ad
esso. Nei film si vedono dei barbari sporchi e seminudi che si inginocchiano
attorno a questo albero e che urlano di paura allorché questo viene abbattuto.
Dopo di che si convincono che Gesù è la giusta via e acconsentono di essere
battezzati.
Questi film e libri
denigratori nei confronti dell’Irminsùl
e dei Sassoni sono certamente creati da cristiani e da ebrei. Potrei dilungarmi
oltre a proposito di questi strumenti di propaganda e a quali scopi essi siano
preposti, ma probabilmente non è necessario. Mi limiterò a dire che queste
rappresentazioni non nascono soltanto dalla loro disonestà intenzionale e
malvagia, ma hanno origine anche nella loro ignoranza. Infatti essi non hanno
mai compreso cosa fosse realmente l’Irminsùl
o perché questo albero fosse così importante per i Sassoni.
Attorno all’anno 850,
Rodolfo di Fulda descrisse l’Irminsùl
come universalis columna,
quasi sustinens omnia[3].
Il pilastro sosteneva il mondo intero ed evitava che il cielo collassasse.
Ovviamente tutto ciò suona ridicolo all’uomo moderno. Noi non crediamo che il
cielo possa crollare sulle nostre teste, vero?
Per comprendere l’Irminsùl dobbiamo spostarci nel regno
delle scienze moderne. Una delle domande che la scienza si pone è “Com’è stato
creato l’universo? Dal Big Bang?” Un
altro quesito che la scienza si è posta per lungo tempo è se l’universo si stia
espandendo o se piuttosto si stia contraendo. Correvano gli anni ’60 quando uno
scienziato norvegese scoprì per primo che l’universo in realtà si stava
espandendo ad una velocità sempre crescente. L’universo morirà a causa della
sua continua espansione. Tutte le stelle si stanno allontanando tra di loro
sempre più. Alla fine, il carburante si esaurirà ed il cielo si oscurerà ai
nostri occhi.
Una teoria opposta dipende
dal fatto se la forza di gravitazione sia in grado di richiamare le stelle, in
modo che esse si possano ad un certo punto della loro espansione,
re-incontrare. Così che avvenga un nuovo Big
Bang che faccia ricominciare tutto di nuovo.
Tutte e due queste
possibilità sono descritte nella mitologia germanica. Sappiamo che il giorno
del Ragnarök “il sole perirà” ed il “cielo si oscurerà”,
ma anche che “il cielo può crollare”. Se riformuliamo le parole di Rodolfo da
Fulda a proposito dell’Irminsùl, lo
possiamo interpretare come il pilastro universale che evita che gli oggetti nel
ciel – o nello spazio – ci precipitino sulla testa. Tutto ciò diviene più credibile
e più realistico per noi.
I Sassoni, come detto in
precedenza, costituiscono il nome per una serie di tribù germaniche . Per
comprendere ciò in cui credevano e cosa significassero i loro simboli, dobbiamo
investigare e compararli ad altre tribù germaniche, alle loro credenze e ai
loro simboli. Tutte le tribù germaniche, alla fin fine, credevano nelle stesse
cose. Tutte avevano una cultura, una religione e un linguaggio comuni, proprio
come condividevano un comune fattore genetico.
Noi non abbiamo un Irminsùl in Scandinavia. Neppure
qualcosa che gli possa assomigliare. Almeno questo è ciò che ci viene detto nei
libri. In ogni modo, ancora, devo ricordare che questi testi sono stati scritti
da giudaico-cristiani con motivazioni dubbie. Anche nelle Saghe i pilastri di
dio fanno la loro comparsa. In Norvegia, nelle regioni di Setesdalen e di
Telemark, vi sono rimasti ben fino al ‘700.
Qui al nord, chiamiamo
questi pilastri öndvegssùlur (“pilastri
del trono”[4]),
e spesso comparivano a coppie: uno da ciascun lato dell’öndvegi
(“trono”).
Il nostro nome per Irminsùl è Veraldarsùla, cioè “pilastro del mondo”.
Sappiamo poco a proposito
di che aspetto avesse l’Irminsùl.
Poteva essere sia un grosso albero che un grosso pilastro. Al contrario,
sappiamo qualcosa in più sui pilastri scandinavi. Erano intagliati con dei
volti sulla parte superiore – un volto per ogni pilastro. Anche all’epoca in
cui i nostri antenati costruivano le chiese di legno, come pure in epoche
successive, queste venivano costruite con questi Veraldarsùlur, e spesso addirittura con delle iconografie
pagane. Quando i norvegesi colonizzarono
l’Islanda, gettarono a mare questi pilastri delle loro navi e lasciarono che
essi decidessero dove avrebbero dovuto insediarsi. Laddove i pilastri si
fossero arenati a riva, lì si sarebbero insediati.
I pilastri scandinavi
erano inoltre adornati con chiodi, i cosiddetti Reginnaglar (“chiodi divini”). Altre denominazioni per questi
chiodi furono Regingaddi (“spine
divine”) e Veraldarnagli (“chiodi del
mondo”). Questi chiodi stavano come spine sulla sommità dei pilastri puntati in
direzione del cielo.
I pilastri eretti da soli,
simboleggiavano il dio Þòrr (Thor). Quelli
posizionati a coppie simboleggiavano le sue due braccia. Una mano di Þòrr
teneva
il martello, mentre l’altra mano era solo un palmo vuoto. I chiodi metallici
sulla sommità dei pilastri simboleggiavano i fulmini scaturiti da Þòrr
e
dal suo martello.
Il fatto che l’Irminsùl sia identico al pilastro
divino è qualcosa che possiamo individuare nel suo nome. Per i Germani, il nome
più antico per Þòrr è in effetti IrmìnìaR. Tale nome significa “il
grande” e “il forte” e si riferisce all’enorme forza fisica di Þòrr
ed
alla sua enorme forza di volontà. L’Irminsùl
è quindi il “pilastro di Þòrr”.
Þòrr con il suo martello
è noto come il dio costantemente in combattimento contro giganti e troll. Brandisce il martello e fracassa
i loro crani uno ad uno. Giganti e troll
sono le forze incontrollate della natura, costante minaccia sia per gli dei che
per gli umani. Di conseguenza devono essere tenuti a bada da Þòrr
con
il suo martello.
La forza nel nostro
sistema solare che impedisce al cielo di caderci sulla testa è, in primo luogo,
la forza gravitazionale di Giove. Se non fosse per Giove, enormi meteoriti si
abbatterebbero su Madre-Terra [madre Jörđ] e avrebbero così estinto ogni forma di vita
da lunghissimo tempo. Questa forza è Þòrr, e
la forza gravitazionale di Giove è il suo martello. Le forze incontrollate
della natura sono i meteoriti, che viaggiano dal grande spazio profondo e
sconosciuto – Jotunheimen (la casa
dei giganti).
Nella mitologia romana, Þòrr
e
il suo martello sono gli equivalenti di Giove. Il fatto che Giove sia il
pianeta rosso spiega il perché Þòrr sia raffigurato con
una barba rossa nei nostri miti. Gli anelli attorno a Giove sono la “cintura
del potere” di Þòrr.
Il pilastro ad un lato del
trono è la gravità. La forza gravitazionale di Giove che previene la caduta del
cielo sulle nostre teste. E’ ciò che Þòrr usa come martello
per distruggere i teschi di giganti e troll e che protegge sia gli dei che gli
umani.
II
Il più antico dio della
mitologia germanica è Bùri, noto
presso i Sassoni con il nome di Tuisto
o Tuiscon. Il nostro Þòrr
deriva
da questo proto-dio, similmente agli altri dei che abbiamo. Questo proto-dio
germanico è raffigurato in incisioni rupestri con i suoi due palmi rivolti
verso il cielo. Uno dei palmi è il Sòl
(Sole) nel cielo, mentre l’altro è il Mani
(Luna) nel cielo notturno. Quando diciamo che il lupo divora la Luna, facciamo
riferimento al mito del lupo Fenris
che divora una mano di Týr.
La manifestazione naturale di ciò sono le eclissi lunari. Come gli altri dei, Týr deriva da Tuisto.
Allo stesso modo, le due
braccia del dio del tuono sono identiche ai due palmi di Tuisto. Una di esse rappresenta il martello di Þòrr,
l’altra rappresenta il Sole. Tale è il ruolo del proto-dio, proprio come Þòrr.
Il martello è la forza che conserva la vita nell’universo. Il Sole è la forza
che crea la vita.
Ci sono tre forze
primordiali nell’universo. Chiamiamole con i loro nomi:
Óđinn (Odino), Vìlir (Vilje) e Vèi (Vè);
Istwò, IrmìnìaR
e IngwaR;
Óđinn, Lòđurr (Loki) e Hœnir;
Óđinn, Þòrr e Freyr.
La forza di Óđinn
è
l’esplosione, la forza di Þòrr è la gravità mentre
la forza di Freyr è la stasi. Cioè,
rispettivamente: espansione, implosione ed armonico stato di equilibrio, che sopraggiunge
sempre a metà strada nel corso della transizione dalla dominanza di una forza
verso l’altra, cioè l’equilibrio tra le due forze primordiali. La forza di Óđinn
è
quella che butta per aria le palline, la forza di Þòrr è quella che le fa
ricadere a terra mentre la forza di Freyr
è il momento nel quale la velocità delle palline è uguale a zero.
E’ all’universo che mi sto
riferendo adesso, e se sostituiamo le metaforiche “palline” con le “stelle”,
allora otteniamo il ritmo dell’universo.
Óđinn
è
il Big Bang che proietta la materia in tutte le direzioni. Þòrr
è
la forza che cerca di mantenere il tutto unito insieme.
Ho già detto che
l’universo si sta espandendo con velocità crescente. Questo è visto come prova
che la forza gravitazionale è troppo debole per rallentare l’esplosione
dell’universo. Ciò che dimenticano gli scienziati è che l’esplosione
dell’universo è ancora in corso e che imprimerà una forza alle stelle in modo
da farle accelerare. Le onde dell’esplosione perderanno potenza e la forza
gravitazionale prenderà il controllo in modo che l’universo ricomincerà a
riunificarsi – dopo un breve momento di stasi. Momento nel quale i poteri di Óđinn
e
di Þòrr
infliggeranno
un eguale ammontare di forza sulla massa dell’universo.
La differenza tra questi
poteri è che quello di Þòrr è costante. La
frequenza di Óđinn invece fluttua da una forza enorme al nulla
finché torna ad essere enorme.
Il secondo pilastro,
quindi, è l’esplosione che noi possiamo vedere attivamente e costantemente nel
Sole e nelle altre stelle. Questo è l’occhio di Óđinn e la forza
creatrice, che allo stesso tempo creò l’universo in una esplosione violenta. Il
Big Bang!
III
Il pilastro, che è così
collocato tra il martello di Þòrr e l’occhio di Óđinn, è
il seggio del comando. Compito del capo è celebrare i riti nel santuario (Véi). Fa questo per mantenere
l’equilibrio nel regno. Vuole la pioggia di Þòrr, che cade al suolo
in virtù della forza di gravità, ma desidera anche i raggi di Óđinn
che risplendano sui campi. Desidera la pace ma anche la guerra. Desidera
l’abbondanza, ma non l’eccesso – quest’ultimo porta soltanto decadenza. Vuole
l’equilibrio. Le ragioni della negatività nel suo regno risiedono
nell’aumentare le possibilità della positività di svolgere il suo compito. Egli
deve condurre la tribù verso il progresso.
Questo equilibrio di Freyr non è costante. Esso oscilla
continuamente avanti e indietro. E’ il sole e la pioggia, la guerra e la pace,
l’inverno e la primavera, le donne e gli uomini, il lavoro e il riposo, la
fortuna e la malasorte. Insieme. Le mani di Tuisto
lavorano come forza creativa e progressiva, ciò che noi qui in Scandinavia
chiamiamo Élivàgr.
Si tratta della marea costante dell’universo; le onde che si levano avanti e
indietro. E’ il ritmo del polmone dell’universo.
IV
Il nostro mondo fu stato
creato in cooperazione tra queste tre proto-forze. In mezzo a Mùspellheimr (le stelle) e Niflheimr (la materia congelata dello
spazio) si trovava Ginnungagap (il
vuoto). L’universo si trovava a riposo. Era inattivo. Esso era in uno stato di
completo equilibrio.
L’universo si risvegliò
dopo questo riposo di Freyr. La forza
di Óđinn
gettò
di nuovo le masse in ogni direzione. Le stelle cominciarono a sciogliere la
materia congelata nello spazio una volta che vennero di nuovo in contatto, nello
spazio, in Ginnungagap; nel vuoto.
In Mùspellheimr vi era il germoglio divino, l’esplosione che donò
nuova vita all’universo. In Niflheimr
vi era il pensiero divino a riposo, congelato. Il ghiaccio si fuse ed esso
ridivenne attivo.
Nel Ragnarök le opposte forze si elideranno a vicenda finché una sola
di esse sopravvivrà. Dal momento che la forza gravitazionale è costante, mentre
la forza esplosiva ha effetto solo per un determinato periodo di tempo, la
gravità vincerà sempre. Sarà sempre in grado, dopo un certo periodo di tempo,
di costringere di nuovo insieme la massa dell’universo.
Il segno di questo è la
preparazione degli dei per il Ragnarök.
Óđinn
è
stato in grado di vincere una battaglia. Malgrado egli sappia che alla fine sarà
sempre perdente. Perirà sempre, nonostante tutta la forza che possa impiegare
nell’esplosione – dal momento che la gravità è costante, mentre il suo potere,
dopo un certo periodo, cessa di avere effetto. Questo, cioè quello che deve
avvenire, è la distruzione del mondo da parte di Jotun. Esso sarà distrutto una volta che i pianeti e le stelle
saranno costretti di nuovo in un singolo punto. Il cielo crollerà.
Ma gli esseri umani
torneranno di nuovo. Dal momento che Lìf
(la forza della vita) e Lìfþrasi
(la volontà della vita) si nascondono nel bosco di Hoddmìmìs. Qui esse si nutrono della rugiada del mattino. Quando
l’universo esploderà di nuovo, il ghiaccio si scioglierà e la forza della vita
tornerà di nuovo attiva. Nessun Ragnarök
potrà mai distruggere questo tesoro della memoria.
V
L’universo è quindi il
respiro di Tuisto, che ritmicamente
inspira ed espira. Il suo cervello è il pensiero che diviene congelato quando
l’universo collassa. Il pensiero ritorna attivo quando Tuisto espira, lasciando che l’esplosione di Óđinn
lo
riscaldi nuovamente. Il pensiero di Tuisto
allora forma e crea un nuovo universo vivente.
Il pensiero di Tuisto fornisce la direzione ai suoi due
palmi rotondi. La forza dell’esplosione rappresenta uno di questi, la gravità
l’altro. Uno di essi è l’enorme buco bianco dell’universo, quell’altro l’enorme
buco nero. Tramite questi, Tuisto può
muovere i corpi celesti, irradiarli, farli progredire o farli regredire.
Per ogni buco nero
esistono le cosiddette “singolarità nude”. Accanto a queste esistono dei buchi
invisibili nell’universo, che noi chiamiamo “tane del verme”. In queste gli
oggetti possono entrare per poi uscire in un luogo completamente differente
nell’universo, indipendentemente dal tempo e dallo spazio. Le uscite di questi
buchi sono quelle che noi chiamiamo buchi bianchi. La massa che viene
trascinata verso un buco nero (dalla forza di gravità) al contrario urta una “tana
del verme”, facendola così esplodere verso l’uscita di un buco bianco con una
forza enorme.
I buchi neri diverranno
sempre più massicci, facendo gravitare sempre più materia nell’universo, finché
un buco diverrà così grande da essere capace di assorbire l’intera massa
dell’universo. Questo è il punto nel quale entra in gioco il ruolo dell’Irminsùl, dal momento che in effetti
esso è Tuisto, il pilastro divino
centrale, l’alto trono, che si suppone debba equilibrare le altre due forze
primordiali. Il cervello di Tuisto,
il suo pensiero, può collocare delle “tane di verme” all’interno dei buchi
neri, in modo che questi si svuotino di massa più velocemente di quanta ne
accumulino. In questo modo un mano nega le azioni dell’altra mano, risultando
così in equilibrio.
VI
Le eterne questioni
connesse con la creazione sono: Come sono stati creati gli esseri umani? Come
fu creato il primo essere umano? Dove, come e perché? Né la teoria scientifica della coincidenza, né la creazione
da parte del dio della religione sono degli scenari molto realistici e
credibili.
Nella nostra cultura
abbiamo grosso modo tre alternative. Abbiamo la scienza, le religioni semitiche
e la nostra teoria Germanica. Le prime due ci vengono rese note - volenti o nolenti – quando siamo messi in
una scuola per il lavaggio del cervello. La nostra teoria, al contrario, ci è
completamente sconosciuta. Ce la siamo dimenticata.
Ho ragione di ritenere che
la nostra razza non possa essere stata creata qui sulla Terra; piuttosto è
stata ricreata. Dei robot da altri mondi
possono essere stati inviati per creare una famiglia umana anche qui sul nostro
pianeta. (Se si volesse una descrizione più dettagliata su come ciò possa aver
avuto luogo, fare riferimento al mio terzo libro, EihwaR). Sostengo che il motivo più probabile di questa creazione
sia che i nostri fratelli di razza lassù nello spazio abbiano voluto
immortalare essi stessi. Questa comunque non è tutta la verità, dal momento che
ciò non spiega il perché essi volessero essere immortalati.
L’universo può essere
paragonato ad un fanciullo che salta su un trampolino. Più potente è l’impatto
con il trampolino, più in alto il fanciullo riesce ad arrivare prima che venga
di nuovo trascinato giù dalla gravità. Questo è il motivo per il quale Óđinn
creò
il Valhall e per il quale desidera
ritardare il Ragnarök il più a lungo
possibile. Egli non può fermare la fine del mondo, ma la può ritardare.
C’è un solo modo per
ritardare il collasso dell’universo, oltre che rendendo il Big Bang più
potente, e questo è tramite l’aiuto dei buchi neri e buchi bianchi – cioè con
l’aiuto delle due mani di Tuisto. Queste
due mani devono essere condotte da Tuisto,
dall’Irminsùl. L’Irminsùl può così, in teoria, mantenere l’universo espanso per
l’eternità. Tramite il cervello di Tuisto
– il pensiero – le “tane del verme” possono essere spostate, e i buchi bianchi
possono svuotare i buchi neri che diventassero troppo grandi. In questo modo il
pensiero può manipolare la massa dell’universo per tutta l’eternità, sempreché
questo pensiero sia sufficientemente potente e che viva abbastanza a lungo da
essere in grado di fare ciò. Non deve ritornare ad essere congelato e inattivo.
Viceversa il collasso ed un nuovo Big Bang saranno inevitabili.
Gli esseri umani hanno il
potere del pensiero; noi pensiamo, creiamo. Il motivo per la creazione
dell’uomo è quindi a portata di mano. Facciamo ritorno alla mitologia e
troviamo che il figlio di Bùri, cioè
il figlio di Tuisto, Börr/Mannus, ebbe tre figli: Óđinn/Istwò, Vìlìr/IrmìnìaR e Vèi/IngwaR.
Inizialmente i tre figlio
poterono creare un mondo di Ymir, il
gigante primordiale (la massa totale). Lo stesso Tuisto non avrebbe potuto, né avrebbe potuto il suo figlio. Ragione
di ciò è che i nipoti di Tuisto erano una combinazione di pensiero, Börr/Mannus, e di materia, Bestla. Bestla era figlia di Bölþorn. Questi ultimi due nomi significano
rispettivamente “il migliore sangue” e “l’aculeo imperfetto (materia)”. In
altri termini, Tuisto dovette
vincolare il meglio della materia imperfetta prima di poter creare il mondo
(degli umani).
Gli esseri umani sono una combinazione di
spirito e materia, di mente e corpo. Il mito dei tre nipoti di Tuisto è un mito della creazione
dell’uomo. In effetti sono gli esseri umani stessi che creano il mondo. Siamo
noi che costruiamo e facciamo muovere i corpi celesti. I nostri lontani
progenitori, se davvero inviarono dei robot qui sulla terra per crearci, erano
più progrediti di noi nello sviluppo. Possedevano la tecnologia per inviare dei
robot molto intelligenti ed indipendenti. Avevano una tecnologia molto avanti
alla nostra e nettamente superiore in paragone.
Il pensiero di Tuisto, ciò che sposta ed utilizza i buchi bianchi e neri, è dunque
la tecnologia. E’ solo attraverso una
tecnologia avanzata che possiamo influenzare l’evoluzione dell’universo. La
razza umana – che siede essa stessa sull’alto trono – è quella forza che può
bilanciare le forze primordiali.
Noi non siamo in grado di farlo oggi, ma lo
saremo in futuro – se la nostra stirpe si svilupperà in una direzione positiva.
Dobbiamo incrementare il potere del nostro pensiero, la nostra intelligenza,
attraverso l’eugenetica ed una cultura che coltivi ed enfatizzi l’intelligenza.
Questa è quindi una risposta al perché
gli esseri umani sono stati creati. Noi siamo Freyr, il quale siede sull’alto trono, in mezzo alle due mani di Tuisto, e il quale i nostri antenati
illustravano portando dei carri in giro per i campi decorati con delle figure
umane che a loro dire rappresentavano gli dei (Freyr e la sua consorte). Essi avevano ragione.
VII
Come e quando il primo
essere umano fu creato è una domanda cui è difficile dare una risposta. La
nostra mitologia ci dice che Óđinn, Lòđurr e Hœnir
una volta si trovarono a camminare lungo una spiaggia. Qui trovarono due pezzi
di legno di riporto che gli assomigliavano. Essi diedero a questi,
rispettivamente, spirito e vita, senso e movimento, colori chiari e belli, la
vista, la parola, l’udito e l’aspetto. Questo è tutto ciò che sappiamo; il
pensiero si unì con la materia e le diede moto. Come e dove ciò avvenne rimarrà
un mistero fino a prova contraria.
Se ci concentriamo sul
perché l’uomo è stato creato, riusciremo a comprendere con più facilità perché
l’universo sia stato creato, e perché dovremmo tentare di mantenerlo in uno
stato di espansione il più a lungo possibile.
Al fanciullo che salta su
un trampolino non piace tanto il fatto di saltare su e giù; la gioia gli deriva
dal fluttuare nell’aria o, meglio ancora, dall’essere capace di volare! Questo
è quello che noi ricerchiamo: essere in grado di mantenere l’universo in aria,
di volare assieme all’universo.
Ma perché dovremmo noi
volare? Dove stiamo andando con l’universo?
Lo scopo principale di
tutto in questo mondo è la ricerca di un miglioramento e di uno sviluppo.
Questo si rivela vero per il feto nel ventre della madre, per l’essere umano
dopo la sua nascita, per i pianeti e le stelle, per le piante e gli animali – e
per l’universo intero, cervello e polmone di Tuisto. Lo sviluppo non sta tanto nell’espansione dell’universo
quanto piuttosto nella sua esistenza attraverso il tempo. L’universo deve
esistere per un certo periodo per raggiungere un certo livello di sviluppo,
proprio come un bambino deve vivere per un certo periodo per raggiungere l’età
adulta. Lo scopo dell’uomo è quello di mantenere l’universo in vita il più a
lungo possibile, in modo che anch’esso possa crescere.
Allo stesso modo in cui un
bambino sviluppa nuove caratteristiche nel corso degli anni, l’universo si
comporterà nella stessa maniera. Il bambino raggiunge la pubertà ed è in grado
di riprodursi. La vista del bambino migliore e la sua intelligenza si sviluppa.
Il bambino diventa sempre più forte. Noi non sappiamo quali attributi
svilupperà l’universo nel corso del tempo, ma ciò che sappiamo bene è che
nostro compito sarà di fare in modo che l’universo abbia l’opportunità di
svilupparsi il più possibile, prima che esso collassi, costringendoci a
ricominciare tutto dal principio.
Riguardo agli attributi
che il nostro universo ha già sviluppato, posso citare la vita e con essa una
possibilità per un migliore mantenimento dell’universo stesso. In questo modo
l’universo ha sviluppato un potenziale per l’auto-preservazione attraverso il
potenziale di sviluppo tecnologico degli esseri umani che ci permetta la
manipolazione dei buchi bianchi e dei buchi neri.
Le possibilità sono
infinite, e giusto la possibilità in sé stessa è una ragione sufficiente per
ogni essere umano di sottoporre allo sviluppo una razza migliore e più
intelligente.
VIII
Il protocollo
evoluzionistico dell’umanità supera le ombre della razza Polare, le forme
nebbiose della razza Iperborea, il lemure androgino della razza dei giganti, i
giganti della razza Atlantica e l’uomo creativo della razza Ariana (vedere il
mio secondo libro, Germansk mytologi og
verdensanskuelse – La mitologia Germanica e la visione del
mondo-, per ulteriori dettagli in merito).
Nella nostra catena
evolutiva sono presenti sette razze, le cinque menzionate qui sopra ed altre
due. Solamente la settima è completa e, per comprendere e sviluppare la
tecnologia, è necessario portare l’universo ad un livello evolutivo sempre più
alto.
La sesta razza sarà
chiamata la “razza solare” e consisterà in puri Ariani con un’intelligenza ed
un fisico altamente sviluppati. Tutti i veri appartenenti a questa razza si
congiungeranno in Scandinavia o saranno comunque connessi alla Scandinavia
attraverso alleanze politiche o militari dalle loro nazioni natie.
La nuova Europa sarà
quindi, in altre parole, condotta e guidata dalla Scandinavia – la fortezza
inespugnabile della razza Ariana. Le scuole ed i centri educativi saranno
costruiti nella pagana Scandinavia, e genti da tutto il mondo - ma in
particolar modo dall’Europa e dagli Stati Uniti d’America – migreranno qui per
apprendere il pensiero di Irminsùl.
IX
L’essere umano è specchio
dell’universo. Noi siamo microcosmi nel macrocosmo. Lo sviluppo di un universo
è simile allo sviluppo dell’altro. Il fanciullo che salta su un trampolino e
che è trascinato a terra dalla gravità, ha la sua controparte nell’umanità
attraverso la sua relazione con la vita e la morte. Noi nasciamo e siamo
trascinati indietro nella morte dal tempo. Non possiamo posticipare la morte,
essa ci raggiungerà sempre. La morte è la gravità dei microcosmi.
Per evitare il collasso
dell’universo, noi dobbiamo prima ed innanzitutto cercare di evitare la morte.
La morte in sé stessa non è pericolosa, ma lo è l’oblio! Tutta la conoscenza che un uomo raccoglie nel corso di una
vita scompare (verso l’incoscienza) quando questi muore. La rinascita non porta
nella coscienza che vaghe memorie di ciò che è stato. Noi dobbiamo essere
rieducati dal principio. Tutto deve essere re-imparato di nuovo.
Quando l’universo muore,
il pensiero di Tuisto diviene
congelato. Tutto ciò che esisteva nella vita precedente deve essere ricreato e
riscoperto. Questo è anche il caso degli esseri umani. Il fanciullo che
vorrebbe volare, nella metafora del trampolino, è uguale all’essere umano che
non vorrebbe mai dimenticare (mai morire). Non era la morte che i vecchi
stregoni (che ricercavano l’immortalità) temevano, bensì l’oblio.
Con la sesta razza, noi
cerchiamo così di annullare gli effetti della nascita e della morte. Dovremo
cercare di sviluppare un’umanità e una tecnologia che siano sufficientemente
avanzate da trasmettere l’esperienza umana alle vite prossime. Vivremo in un
nuovo corpo, ma la nostra coscienza rimarrà la stessa. In altre parole, il
proprio ego rimarrà identico, solo il corpo sarà nuovo. Tutta la conoscenza,
tutta l’esperienza e tutta la ragione rimarranno immutate. Ciò costituisce
l’immortalità della nostra coscienza personale. Quindi di procederà con la
ricerca dell’immortalità fisica.
Il mantenimento
dell’igiene della razza è assolutamente necessario, in quanto i difetti nel DNA
corporeo devo ridursi al minimo. Tutte le disarmonie e le contraddizioni
esistenti nei corpi che contengono sangue da molteplici razze sono estremamente
pericolose in questo contesto. E’ ciò che accade anche in meccanica: più
prezioso il macchinario, meno difetti all’interno dello stesso possono essere
tollerati. In questo modo dovremmo coltivare esclusivamente l’essere umano
intelligente, forte (fisicamente e spiritualmente), pulito e bello (l’esterno
riflette l’interno!): quello che si avvicina di più alla perfezione. Con
l’abolizione dell’oblio provocato dalla morte e l’introduzione dell’immortalità
fisica, la settima razza nascerà – la razza astrale. Il processo verso questi
due traguardi costituisce il sesto livello di sviluppo: la razza Solare.
X
La stregoneria di cui
sentiamo parlare nelle fiabe, la stregoneria che la nostra fantasia può creare,
sono in effetti delle memorie di un’epoca dimenticata da tempo. Sono le memorie
di ciò che una volta era. L’universo precedente sviluppò questi super-uomini e
le loro fantastiche capacità. Ora è nostro compito ritornare a ciò che abbiamo
dimenticato e di sviluppare i nostri esseri ulteriormente.
Anche nel corso dello
sviluppo della nostra razza, abbiamo dimenticato cose che una volta
comprendevamo; la conoscenza del fuoco greco, l’architettura necessaria per
costruire le piramidi di Khemet
(Egitto), l’elettricità dei Sumeri (che abbiamo riconquistato) e molte altre
cose di cui non siamo neppure a conoscenza, oggi come oggi. L’incendio
giudaico-cristiano della biblioteca di Alessandria ci ha rimandato indietro di
migliaia di anni.
Non sappiamo quanto la
peste spirituale giudaico-cristiana abbia intralciato l’evoluzione, ma sappiamo
che dobbiamo ritrovare la strada che ci conduca di nuovo al pensiero
Indo-Europeo per lo sviluppo della natura e, attraverso questo, tornare a
progredire. La pista che dobbiamo seguire per realizzare ciò è l’Irminsùl.
I puri Ariani si devono
raggruppare attorno all’Irmisùl.
L’intelligenza deve essere venerata, la purezza della razza deve essere
venerata. Questo può essere realizzato solo a condizione che il nostro popolo
adotti la visione di vita per la quale ci battiamo noi della AHF. Di
conseguenza noi dovremo fare in modo che ciò avvenga.
[1] Thing è il nome antico nordico per
“assemblea” / “riunione”
[2] Karl è altrimenti
noto come il re franco “Carlo il Grande” (o Carlo Magno)
[3] “il pilastro del
mondo, ciò che sostiene il Tutto”
[4]
La traduzione letterale di öndvegi
sarebbe “via dello spirito”, ma si tratta in realtà del nome per il trono del
capo e dei contadino.
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