giovedì 13 settembre 2012

Irminsul

Traduzione in italiano del documento "Irminsùl" di Varg Vikernes (Burzum). Contiene spunti interessantissimi e altri meno, decisamente opinabili. Ma vale la pena leggerlo e rifletterci, secondo me.


Varg Vikernes
“IRMINSUL”
Tradotto in italiano da A. Manfroi
I
In questi giorni c’è molta incertezza a proposito di ciò che l’ Irminsùl fosse realmente e a quale scopo servisse questo pilastro degli dei. E’ noto che i Sassoni adoravano l’Irmisùl come un dio.
Sappiamo che offrivano sacrifici a questo dio e che tenevano i thing[1] attorno ad esso. Ad ogni modo le nostre conoscenze si fermano qui. Non siamo in grado di sapere di più sull’ Irminsùl facendo affidamento sui libri moderni.
“Sassone” era un denominazione che comprendeva un gruppo di tribù germaniche che risiedevano nella parte settentrionale di quella che oggi è chiamata la Germania. E’ molto probabile che ricevettero il nome per l’uso che facevano di spade dalle caratteristiche uniche , chiamate sax. Si tratta di una spada corta, a filo singolo, oppure un largo e pesante coltello. La parola saks [forbici] in norvegese moderno deriva da questa.
Il fattore cementante di queste tribù era il credo condiviso che l’Irminsùl fosse sacro. Credevano che, senza questo pilastro, il cielo si sarebbe abbattuto sulle loro teste. Per dimostrare come fossero in torto, Karl[2] tagliò l’albero nel 772. Il pilastro cadde, ma il cielo no. I Sassoni, in quel periodo, avevano perso tutti i loro capi. Karl aveva infatti assassinato circa 5.000 capi sassoni con l’inganno, avendoli convinti a partecipare ai negoziati disarmati.
I Sassoni superstiti rinunciarono in seguito alla loro lotta contro i cristiani. Ad ogni modo la torcia fu passata alle tribù della Scandinavia. Così arriviamo all’epoca definita oggi come Epoca Vichinga. Quest’epoca ha visto gli scandinavi prendere il mare e dare battaglia disperatamente contro il potere supremo cristiano.
I Sassoni sono dipinti come molto primitivi nei film e nei libri moderni. La loro religione consisteva nel venerare un albero, da loro chiamato Irminsùl. Essi veneravano questo albero, gli offrivano sacrifici e danzavano attorno ad esso. Nei film si vedono dei barbari sporchi e seminudi che si inginocchiano attorno a questo albero e che urlano di paura allorché questo viene abbattuto. Dopo di che si convincono che Gesù è la giusta via e acconsentono di essere battezzati.
Questi film e libri denigratori nei confronti dell’Irminsùl e dei Sassoni sono certamente creati da cristiani e da ebrei. Potrei dilungarmi oltre a proposito di questi strumenti di propaganda e a quali scopi essi siano preposti, ma probabilmente non è necessario. Mi limiterò a dire che queste rappresentazioni non nascono soltanto dalla loro disonestà intenzionale e malvagia, ma hanno origine anche nella loro ignoranza. Infatti essi non hanno mai compreso cosa fosse realmente l’Irminsùl o perché questo albero fosse così importante per i Sassoni.
Attorno all’anno 850, Rodolfo di Fulda descrisse l’Irminsùl come universalis columna, quasi sustinens omnia[3]. Il pilastro sosteneva il mondo intero ed evitava che il cielo collassasse. Ovviamente tutto ciò suona ridicolo all’uomo moderno. Noi non crediamo che il cielo possa crollare sulle nostre teste, vero?
Per comprendere l’Irminsùl dobbiamo spostarci nel regno delle scienze moderne. Una delle domande che la scienza si pone è “Com’è stato creato l’universo? Dal Big Bang?” Un altro quesito che la scienza si è posta per lungo tempo è se l’universo si stia espandendo o se piuttosto si stia contraendo. Correvano gli anni ’60 quando uno scienziato norvegese scoprì per primo che l’universo in realtà si stava espandendo ad una velocità sempre crescente. L’universo morirà a causa della sua continua espansione. Tutte le stelle si stanno allontanando tra di loro sempre più. Alla fine, il carburante si esaurirà ed il cielo si oscurerà ai nostri occhi.
Una teoria opposta dipende dal fatto se la forza di gravitazione sia in grado di richiamare le stelle, in modo che esse si possano ad un certo punto della loro espansione, re-incontrare. Così che avvenga un nuovo Big Bang che faccia ricominciare tutto di nuovo.
Tutte e due queste possibilità sono descritte nella mitologia germanica. Sappiamo che il giorno del Ragnarök  “il sole perirà” ed il “cielo si oscurerà”, ma anche che “il cielo può crollare”. Se riformuliamo le parole di Rodolfo da Fulda a proposito dell’Irminsùl, lo possiamo interpretare come il pilastro universale che evita che gli oggetti nel ciel – o nello spazio – ci precipitino sulla testa. Tutto ciò diviene più credibile e più realistico per noi.
I Sassoni, come detto in precedenza, costituiscono il nome per una serie di tribù germaniche . Per comprendere ciò in cui credevano e cosa significassero i loro simboli, dobbiamo investigare e compararli ad altre tribù germaniche, alle loro credenze e ai loro simboli. Tutte le tribù germaniche, alla fin fine, credevano nelle stesse cose. Tutte avevano una cultura, una religione e un linguaggio comuni, proprio come condividevano un comune fattore genetico.
Noi non abbiamo un Irminsùl in Scandinavia. Neppure qualcosa che gli possa assomigliare. Almeno questo è ciò che ci viene detto nei libri. In ogni modo, ancora, devo ricordare che questi testi sono stati scritti da giudaico-cristiani con motivazioni dubbie. Anche nelle Saghe i pilastri di dio fanno la loro comparsa. In Norvegia, nelle regioni di Setesdalen e di Telemark, vi sono rimasti ben fino al ‘700.
Qui al nord, chiamiamo questi pilastri öndvegssùlur (“pilastri del trono”[4]), e spesso comparivano a coppie: uno da ciascun lato dell’öndvegi (“trono”). Il nostro nome per Irminsùl è Veraldarsùla, cioè “pilastro del mondo”.
Sappiamo poco a proposito di che aspetto avesse l’Irminsùl. Poteva essere sia un grosso albero che un grosso pilastro. Al contrario, sappiamo qualcosa in più sui pilastri scandinavi. Erano intagliati con dei volti sulla parte superiore – un volto per ogni pilastro. Anche all’epoca in cui i nostri antenati costruivano le chiese di legno, come pure in epoche successive, queste venivano costruite con questi Veraldarsùlur, e spesso addirittura con delle iconografie pagane.  Quando i norvegesi colonizzarono l’Islanda, gettarono a mare questi pilastri delle loro navi e lasciarono che essi decidessero dove avrebbero dovuto insediarsi. Laddove i pilastri si fossero arenati a riva, lì si sarebbero insediati.
I pilastri scandinavi erano inoltre adornati con chiodi, i cosiddetti Reginnaglar (“chiodi divini”). Altre denominazioni per questi chiodi furono Regingaddi (“spine divine”) e Veraldarnagli (“chiodi del mondo”). Questi chiodi stavano come spine sulla sommità dei pilastri puntati in direzione del cielo.
I pilastri eretti da soli, simboleggiavano il dio Þòrr (Thor). Quelli posizionati a coppie simboleggiavano le sue due braccia. Una mano di Þòrr teneva il martello, mentre l’altra mano era solo un palmo vuoto. I chiodi metallici sulla sommità dei pilastri simboleggiavano i fulmini scaturiti da Þòrr e dal suo martello.
Il fatto che l’Irminsùl sia identico al pilastro divino è qualcosa che possiamo individuare nel suo nome. Per i Germani, il nome più antico per Þòrr è in effetti IrmìnìaR. Tale nome significa “il grande” e “il forte” e si riferisce all’enorme forza fisica di Þòrr ed alla sua enorme forza di volontà. L’Irminsùl è quindi il “pilastro di Þòrr”.
Þòrr con il suo martello è noto come il dio costantemente in combattimento contro giganti e troll. Brandisce il martello e fracassa i loro crani uno ad uno. Giganti e troll sono le forze incontrollate della natura, costante minaccia sia per gli dei che per gli umani. Di conseguenza devono essere tenuti a bada da Þòrr con il suo martello.
La forza nel nostro sistema solare che impedisce al cielo di caderci sulla testa è, in primo luogo, la forza gravitazionale di Giove. Se non fosse per Giove, enormi meteoriti si abbatterebbero su Madre-Terra [madre Jörđ] e avrebbero così estinto ogni forma di vita da lunghissimo tempo. Questa forza è Þòrr, e la forza gravitazionale di Giove è il suo martello. Le forze incontrollate della natura sono i meteoriti, che viaggiano dal grande spazio profondo e sconosciuto – Jotunheimen (la casa dei giganti).
Nella mitologia romana, Þòrr e il suo martello sono gli equivalenti di Giove. Il fatto che Giove sia il pianeta rosso spiega il perché Þòrr sia raffigurato con una barba rossa nei nostri miti. Gli anelli attorno a Giove sono la “cintura del potere” di Þòrr.
Il pilastro ad un lato del trono è la gravità. La forza gravitazionale di Giove che previene la caduta del cielo sulle nostre teste. E’ ciò che Þòrr usa come martello per distruggere i teschi di giganti e troll e che protegge sia gli dei che gli umani.
II
Il più antico dio della mitologia germanica è Bùri, noto presso i Sassoni con il nome di Tuisto o Tuiscon. Il nostro Þòrr deriva da questo proto-dio, similmente agli altri dei che abbiamo. Questo proto-dio germanico è raffigurato in incisioni rupestri con i suoi due palmi rivolti verso il cielo. Uno dei palmi è il Sòl (Sole) nel cielo, mentre l’altro è il Mani (Luna) nel cielo notturno. Quando diciamo che il lupo divora la Luna, facciamo riferimento al mito del lupo Fenris che divora una mano di Týr. La manifestazione naturale di ciò sono le eclissi lunari. Come gli altri dei, Týr deriva da Tuisto.
Allo stesso modo, le due braccia del dio del tuono sono identiche ai due palmi di Tuisto. Una di esse rappresenta il martello di Þòrr, l’altra rappresenta il Sole. Tale è il ruolo del proto-dio, proprio come Þòrr. Il martello è la forza che conserva la vita nell’universo. Il Sole è la forza che crea la vita.
Ci sono tre forze primordiali nell’universo. Chiamiamole con i loro nomi:
Óđinn (Odino), Vìlir (Vilje) e Vèi (Vè);
Istwò, IrmìnìaR e IngwaR;
Óđinn, Lòđurr (Loki) e Hœnir;
Óđinn, Þòrr e Freyr.
La forza di Óđinn è l’esplosione, la forza di Þòrr è la gravità mentre la forza di Freyr è la stasi. Cioè, rispettivamente: espansione, implosione ed armonico stato di equilibrio, che sopraggiunge sempre a metà strada nel corso della transizione dalla dominanza di una forza verso l’altra, cioè l’equilibrio tra le due forze primordiali. La forza di Óđinn è quella che butta per aria le palline, la forza di Þòrr è quella che le fa ricadere a terra mentre la forza di Freyr è il momento nel quale la velocità delle palline è uguale a zero.
E’ all’universo che mi sto riferendo adesso, e se sostituiamo le metaforiche “palline” con le “stelle”, allora otteniamo il ritmo dell’universo.  Óđinn è il Big Bang che proietta la materia in tutte le direzioni. Þòrr è la forza che cerca di mantenere il tutto unito insieme.
Ho già detto che l’universo si sta espandendo con velocità crescente. Questo è visto come prova che la forza gravitazionale è troppo debole per rallentare l’esplosione dell’universo. Ciò che dimenticano gli scienziati è che l’esplosione dell’universo è ancora in corso e che imprimerà una forza alle stelle in modo da farle accelerare. Le onde dell’esplosione perderanno potenza e la forza gravitazionale prenderà il controllo in modo che l’universo ricomincerà a riunificarsi – dopo un breve momento di stasi. Momento nel quale i poteri di Óđinn e di Þòrr infliggeranno un eguale ammontare di forza sulla massa dell’universo.
La differenza tra questi poteri è che quello di Þòrr è costante. La frequenza di Óđinn  invece fluttua da una forza enorme al nulla finché torna ad essere enorme.
Il secondo pilastro, quindi, è l’esplosione che noi possiamo vedere attivamente e costantemente nel Sole e nelle altre stelle. Questo è l’occhio di Óđinn e la forza creatrice, che allo stesso tempo creò l’universo in una esplosione violenta. Il Big Bang!
III
Il pilastro, che è così collocato tra il martello di Þòrr e l’occhio di Óđinn, è il seggio del comando. Compito del capo è celebrare i riti nel santuario (Véi). Fa questo per mantenere l’equilibrio nel regno. Vuole la pioggia di Þòrr, che cade al suolo in virtù della forza di gravità, ma desidera anche i raggi di Óđinn che risplendano sui campi. Desidera la pace ma anche la guerra. Desidera l’abbondanza, ma non l’eccesso – quest’ultimo porta soltanto decadenza. Vuole l’equilibrio. Le ragioni della negatività nel suo regno risiedono nell’aumentare le possibilità della positività di svolgere il suo compito. Egli deve condurre la tribù verso il progresso.
Questo equilibrio di Freyr non è costante. Esso oscilla continuamente avanti e indietro. E’ il sole e la pioggia, la guerra e la pace, l’inverno e la primavera, le donne e gli uomini, il lavoro e il riposo, la fortuna e la malasorte. Insieme. Le mani di Tuisto lavorano come forza creativa e progressiva, ciò che noi qui in Scandinavia chiamiamo Élivàgr. Si tratta della marea costante dell’universo; le onde che si levano avanti e indietro. E’ il ritmo del polmone dell’universo.
IV
Il nostro mondo fu stato creato in cooperazione tra queste tre proto-forze. In mezzo a Mùspellheimr (le stelle) e Niflheimr (la materia congelata dello spazio) si trovava Ginnungagap (il vuoto). L’universo si trovava a riposo. Era inattivo. Esso era in uno stato di completo equilibrio.
L’universo si risvegliò dopo questo riposo di Freyr. La forza di Óđinn gettò di nuovo le masse in ogni direzione. Le stelle cominciarono a sciogliere la materia congelata nello spazio una volta che vennero di nuovo in contatto, nello spazio, in Ginnungagap; nel vuoto.
In Mùspellheimr vi era il germoglio divino, l’esplosione che donò nuova vita all’universo. In Niflheimr vi era il pensiero divino a riposo, congelato. Il ghiaccio si fuse ed esso ridivenne attivo.
Nel Ragnarök le opposte forze si elideranno a vicenda finché una sola di esse sopravvivrà. Dal momento che la forza gravitazionale è costante, mentre la forza esplosiva ha effetto solo per un determinato periodo di tempo, la gravità vincerà sempre. Sarà sempre in grado, dopo un certo periodo di tempo, di costringere di nuovo insieme la massa dell’universo.
Il segno di questo è la preparazione degli dei per il Ragnarök. Óđinn è stato in grado di vincere una battaglia. Malgrado egli sappia che alla fine sarà sempre perdente. Perirà sempre, nonostante tutta la forza che possa impiegare nell’esplosione – dal momento che la gravità è costante, mentre il suo potere, dopo un certo periodo, cessa di avere effetto. Questo, cioè quello che deve avvenire, è la distruzione del mondo da parte di Jotun. Esso sarà distrutto una volta che i pianeti e le stelle saranno costretti di nuovo in un singolo punto. Il cielo crollerà.
Ma gli esseri umani torneranno di nuovo. Dal momento che Lìf (la forza della vita) e Lìfþrasi (la volontà della vita) si nascondono nel bosco di Hoddmìmìs. Qui esse si nutrono della rugiada del mattino. Quando l’universo esploderà di nuovo, il ghiaccio si scioglierà e la forza della vita tornerà di nuovo attiva. Nessun Ragnarök potrà mai distruggere questo tesoro della memoria.
V
L’universo è quindi il respiro di Tuisto, che ritmicamente inspira ed espira. Il suo cervello è il pensiero che diviene congelato quando l’universo collassa. Il pensiero ritorna attivo quando Tuisto espira, lasciando che l’esplosione di Óđinn lo riscaldi nuovamente. Il pensiero di Tuisto allora forma e crea un nuovo universo vivente.
Il pensiero di Tuisto fornisce la direzione ai suoi due palmi rotondi. La forza dell’esplosione rappresenta uno di questi, la gravità l’altro. Uno di essi è l’enorme buco bianco dell’universo, quell’altro l’enorme buco nero. Tramite questi, Tuisto può muovere i corpi celesti, irradiarli, farli progredire o farli regredire.
Per ogni buco nero esistono le cosiddette “singolarità nude”. Accanto a queste esistono dei buchi invisibili nell’universo, che noi chiamiamo “tane del verme”. In queste gli oggetti possono entrare per poi uscire in un luogo completamente differente nell’universo, indipendentemente dal tempo e dallo spazio. Le uscite di questi buchi sono quelle che noi chiamiamo buchi bianchi. La massa che viene trascinata verso un buco nero (dalla forza di gravità) al contrario urta una “tana del verme”, facendola così esplodere verso l’uscita di un buco bianco con una forza enorme.
I buchi neri diverranno sempre più massicci, facendo gravitare sempre più materia nell’universo, finché un buco diverrà così grande da essere capace di assorbire l’intera massa dell’universo. Questo è il punto nel quale entra in gioco il ruolo dell’Irminsùl, dal momento che in effetti esso è Tuisto, il pilastro divino centrale, l’alto trono, che si suppone debba equilibrare le altre due forze primordiali. Il cervello di Tuisto, il suo pensiero, può collocare delle “tane di verme” all’interno dei buchi neri, in modo che questi si svuotino di massa più velocemente di quanta ne accumulino. In questo modo un mano nega le azioni dell’altra mano, risultando così in equilibrio.
VI
Le eterne questioni connesse con la creazione sono: Come sono stati creati gli esseri umani? Come fu creato il primo essere umano? Dove, come e perché? Né la teoria scientifica della coincidenza, né la creazione da parte del dio della religione sono degli scenari molto realistici e credibili.
Nella nostra cultura abbiamo grosso modo tre alternative. Abbiamo la scienza, le religioni semitiche e la nostra teoria Germanica. Le prime due ci vengono rese note  - volenti o nolenti – quando siamo messi in una scuola per il lavaggio del cervello. La nostra teoria, al contrario, ci è completamente sconosciuta. Ce la siamo dimenticata.
Ho ragione di ritenere che la nostra razza non possa essere stata creata qui sulla Terra; piuttosto è stata ricreata. Dei robot da altri mondi possono essere stati inviati per creare una famiglia umana anche qui sul nostro pianeta. (Se si volesse una descrizione più dettagliata su come ciò possa aver avuto luogo, fare riferimento al mio terzo libro, EihwaR). Sostengo che il motivo più probabile di questa creazione sia che i nostri fratelli di razza lassù nello spazio abbiano voluto immortalare essi stessi. Questa comunque non è tutta la verità, dal momento che ciò non spiega il perché essi volessero essere immortalati.
L’universo può essere paragonato ad un fanciullo che salta su un trampolino. Più potente è l’impatto con il trampolino, più in alto il fanciullo riesce ad arrivare prima che venga di nuovo trascinato giù dalla gravità. Questo è il motivo per il quale Óđinn creò il Valhall e per il quale desidera ritardare il Ragnarök il più a lungo possibile. Egli non può fermare la fine del mondo, ma la può ritardare.
C’è un solo modo per ritardare il collasso dell’universo, oltre che rendendo il Big Bang più potente, e questo è tramite l’aiuto dei buchi neri e buchi bianchi – cioè con l’aiuto delle due mani di Tuisto. Queste due mani devono essere condotte da Tuisto, dall’Irminsùl. L’Irminsùl può così, in teoria, mantenere l’universo espanso per l’eternità. Tramite il cervello di Tuisto – il pensiero – le “tane del verme” possono essere spostate, e i buchi bianchi possono svuotare i buchi neri che diventassero troppo grandi. In questo modo il pensiero può manipolare la massa dell’universo per tutta l’eternità, sempreché questo pensiero sia sufficientemente potente e che viva abbastanza a lungo da essere in grado di fare ciò. Non deve ritornare ad essere congelato e inattivo. Viceversa il collasso ed un nuovo Big Bang saranno inevitabili.
Gli esseri umani hanno il potere del pensiero; noi pensiamo, creiamo. Il motivo per la creazione dell’uomo è quindi a portata di mano. Facciamo ritorno alla mitologia e troviamo che il figlio di Bùri, cioè il figlio di Tuisto, Börr/Mannus, ebbe tre figli: Óđinn/Istwò, Vìlìr/IrmìnìaR e Vèi/IngwaR.
Inizialmente i tre figlio poterono creare un mondo di Ymir, il gigante primordiale (la massa totale). Lo stesso Tuisto non avrebbe potuto, né avrebbe potuto il suo figlio. Ragione di ciò è che i nipoti di Tuisto erano una combinazione di pensiero, Börr/Mannus, e di materia, Bestla. Bestla era figlia di Bölþorn. Questi ultimi due nomi significano rispettivamente “il migliore sangue” e “l’aculeo imperfetto (materia)”. In altri termini, Tuisto dovette vincolare il meglio della materia imperfetta prima di poter creare il mondo (degli umani).
Gli esseri umani sono una combinazione di spirito e materia, di mente e corpo. Il mito dei tre nipoti di Tuisto è un mito della creazione dell’uomo. In effetti sono gli esseri umani stessi che creano il mondo. Siamo noi che costruiamo e facciamo muovere i corpi celesti. I nostri lontani progenitori, se davvero inviarono dei robot qui sulla terra per crearci, erano più progrediti di noi nello sviluppo. Possedevano la tecnologia per inviare dei robot molto intelligenti ed indipendenti. Avevano una tecnologia molto avanti alla nostra e nettamente superiore in paragone.
Il pensiero di Tuisto, ciò che sposta ed utilizza i buchi bianchi e neri, è dunque la tecnologia. E’ solo attraverso una tecnologia avanzata che possiamo influenzare l’evoluzione dell’universo. La razza umana – che siede essa stessa sull’alto trono – è quella forza che può bilanciare le forze primordiali.
Noi non siamo in grado di farlo oggi, ma lo saremo in futuro – se la nostra stirpe si svilupperà in una direzione positiva. Dobbiamo incrementare il potere del nostro pensiero, la nostra intelligenza, attraverso l’eugenetica ed una cultura che coltivi ed enfatizzi l’intelligenza. Questa è quindi una risposta al perché gli esseri umani sono stati creati. Noi siamo Freyr, il quale siede sull’alto trono, in mezzo alle due mani di Tuisto, e il quale i nostri antenati illustravano portando dei carri in giro per i campi decorati con delle figure umane che a loro dire rappresentavano gli dei (Freyr e la sua consorte). Essi avevano ragione.
VII
Come e quando il primo essere umano fu creato è una domanda cui è difficile dare una risposta. La nostra mitologia ci dice che Óđinn, Lòđurr e Hœnir una volta si trovarono a camminare lungo una spiaggia. Qui trovarono due pezzi di legno di riporto che gli assomigliavano. Essi diedero a questi, rispettivamente, spirito e vita, senso e movimento, colori chiari e belli, la vista, la parola, l’udito e l’aspetto. Questo è tutto ciò che sappiamo; il pensiero si unì con la materia e le diede moto. Come e dove ciò avvenne rimarrà un mistero fino a prova contraria.
Se ci concentriamo sul perché l’uomo è stato creato, riusciremo a comprendere con più facilità perché l’universo sia stato creato, e perché dovremmo tentare di mantenerlo in uno stato di espansione il più a lungo possibile.
Al fanciullo che salta su un trampolino non piace tanto il fatto di saltare su e giù; la gioia gli deriva dal fluttuare nell’aria o, meglio ancora, dall’essere capace di volare! Questo è quello che noi ricerchiamo: essere in grado di mantenere l’universo in aria, di volare assieme all’universo.
Ma perché dovremmo noi volare? Dove stiamo andando con l’universo?
Lo scopo principale di tutto in questo mondo è la ricerca di un miglioramento e di uno sviluppo. Questo si rivela vero per il feto nel ventre della madre, per l’essere umano dopo la sua nascita, per i pianeti e le stelle, per le piante e gli animali – e per l’universo intero, cervello e polmone di Tuisto. Lo sviluppo non sta tanto nell’espansione dell’universo quanto piuttosto nella sua esistenza attraverso il tempo. L’universo deve esistere per un certo periodo per raggiungere un certo livello di sviluppo, proprio come un bambino deve vivere per un certo periodo per raggiungere l’età adulta. Lo scopo dell’uomo è quello di mantenere l’universo in vita il più a lungo possibile, in modo che anch’esso possa crescere.
Allo stesso modo in cui un bambino sviluppa nuove caratteristiche nel corso degli anni, l’universo si comporterà nella stessa maniera. Il bambino raggiunge la pubertà ed è in grado di riprodursi. La vista del bambino migliore e la sua intelligenza si sviluppa. Il bambino diventa sempre più forte. Noi non sappiamo quali attributi svilupperà l’universo nel corso del tempo, ma ciò che sappiamo bene è che nostro compito sarà di fare in modo che l’universo abbia l’opportunità di svilupparsi il più possibile, prima che esso collassi, costringendoci a ricominciare tutto dal principio.
Riguardo agli attributi che il nostro universo ha già sviluppato, posso citare la vita e con essa una possibilità per un migliore mantenimento dell’universo stesso. In questo modo l’universo ha sviluppato un potenziale per l’auto-preservazione attraverso il potenziale di sviluppo tecnologico degli esseri umani che ci permetta la manipolazione dei buchi bianchi e dei buchi neri.
Le possibilità sono infinite, e giusto la possibilità in sé stessa è una ragione sufficiente per ogni essere umano di sottoporre allo sviluppo una razza migliore e più intelligente.
VIII
Il protocollo evoluzionistico dell’umanità supera le ombre della razza Polare, le forme nebbiose della razza Iperborea, il lemure androgino della razza dei giganti, i giganti della razza Atlantica e l’uomo creativo della razza Ariana (vedere il mio secondo libro, Germansk mytologi og verdensanskuelseLa mitologia Germanica e la visione del mondo-, per ulteriori dettagli in merito).
Nella nostra catena evolutiva sono presenti sette razze, le cinque menzionate qui sopra ed altre due. Solamente la settima è completa e, per comprendere e sviluppare la tecnologia, è necessario portare l’universo ad un livello evolutivo sempre più alto.
La sesta razza sarà chiamata la “razza solare” e consisterà in puri Ariani con un’intelligenza ed un fisico altamente sviluppati. Tutti i veri appartenenti a questa razza si congiungeranno in Scandinavia o saranno comunque connessi alla Scandinavia attraverso alleanze politiche o militari dalle loro nazioni natie.
La nuova Europa sarà quindi, in altre parole, condotta e guidata dalla Scandinavia – la fortezza inespugnabile della razza Ariana. Le scuole ed i centri educativi saranno costruiti nella pagana Scandinavia, e genti da tutto il mondo - ma in particolar modo dall’Europa e dagli Stati Uniti d’America – migreranno qui per apprendere il pensiero di Irminsùl.
IX
L’essere umano è specchio dell’universo. Noi siamo microcosmi nel macrocosmo. Lo sviluppo di un universo è simile allo sviluppo dell’altro. Il fanciullo che salta su un trampolino e che è trascinato a terra dalla gravità, ha la sua controparte nell’umanità attraverso la sua relazione con la vita e la morte. Noi nasciamo e siamo trascinati indietro nella morte dal tempo. Non possiamo posticipare la morte, essa ci raggiungerà sempre. La morte è la gravità dei microcosmi.
Per evitare il collasso dell’universo, noi dobbiamo prima ed innanzitutto cercare di evitare la morte. La morte in sé stessa non è pericolosa, ma lo è l’oblio! Tutta la conoscenza che un uomo raccoglie nel corso di una vita scompare (verso l’incoscienza) quando questi muore. La rinascita non porta nella coscienza che vaghe memorie di ciò che è stato. Noi dobbiamo essere rieducati dal principio. Tutto deve essere re-imparato di nuovo.
Quando l’universo muore, il pensiero di Tuisto diviene congelato. Tutto ciò che esisteva nella vita precedente deve essere ricreato e riscoperto. Questo è anche il caso degli esseri umani. Il fanciullo che vorrebbe volare, nella metafora del trampolino, è uguale all’essere umano che non vorrebbe mai dimenticare (mai morire). Non era la morte che i vecchi stregoni (che ricercavano l’immortalità) temevano, bensì l’oblio.
Con la sesta razza, noi cerchiamo così di annullare gli effetti della nascita e della morte. Dovremo cercare di sviluppare un’umanità e una tecnologia che siano sufficientemente avanzate da trasmettere l’esperienza umana alle vite prossime. Vivremo in un nuovo corpo, ma la nostra coscienza rimarrà la stessa. In altre parole, il proprio ego rimarrà identico, solo il corpo sarà nuovo. Tutta la conoscenza, tutta l’esperienza e tutta la ragione rimarranno immutate. Ciò costituisce l’immortalità della nostra coscienza personale. Quindi di procederà con la ricerca dell’immortalità fisica.
Il mantenimento dell’igiene della razza è assolutamente necessario, in quanto i difetti nel DNA corporeo devo ridursi al minimo. Tutte le disarmonie e le contraddizioni esistenti nei corpi che contengono sangue da molteplici razze sono estremamente pericolose in questo contesto. E’ ciò che accade anche in meccanica: più prezioso il macchinario, meno difetti all’interno dello stesso possono essere tollerati. In questo modo dovremmo coltivare esclusivamente l’essere umano intelligente, forte (fisicamente e spiritualmente), pulito e bello (l’esterno riflette l’interno!): quello che si avvicina di più alla perfezione. Con l’abolizione dell’oblio provocato dalla morte e l’introduzione dell’immortalità fisica, la settima razza nascerà – la razza astrale. Il processo verso questi due traguardi costituisce il sesto livello di sviluppo: la razza Solare.
X
La stregoneria di cui sentiamo parlare nelle fiabe, la stregoneria che la nostra fantasia può creare, sono in effetti delle memorie di un’epoca dimenticata da tempo. Sono le memorie di ciò che una volta era. L’universo precedente sviluppò questi super-uomini e le loro fantastiche capacità. Ora è nostro compito ritornare a ciò che abbiamo dimenticato e di sviluppare i nostri esseri ulteriormente.
Anche nel corso dello sviluppo della nostra razza, abbiamo dimenticato cose che una volta comprendevamo; la conoscenza del fuoco greco, l’architettura necessaria per costruire le piramidi di Khemet (Egitto), l’elettricità dei Sumeri (che abbiamo riconquistato) e molte altre cose di cui non siamo neppure a conoscenza, oggi come oggi. L’incendio giudaico-cristiano della biblioteca di Alessandria ci ha rimandato indietro di migliaia di anni.
Non sappiamo quanto la peste spirituale giudaico-cristiana abbia intralciato l’evoluzione, ma sappiamo che dobbiamo ritrovare la strada che ci conduca di nuovo al pensiero Indo-Europeo per lo sviluppo della natura e, attraverso questo, tornare a progredire. La pista che dobbiamo seguire per realizzare ciò è l’Irminsùl.
I puri Ariani si devono raggruppare attorno all’Irmisùl. L’intelligenza deve essere venerata, la purezza della razza deve essere venerata. Questo può essere realizzato solo a condizione che il nostro popolo adotti la visione di vita per la quale ci battiamo noi della AHF. Di conseguenza noi dovremo fare in modo che ciò avvenga.



[1] Thing è il nome antico nordico per “assemblea” / “riunione”
[2] Karl è altrimenti noto come il re franco “Carlo il Grande” (o Carlo Magno)
[3] “il pilastro del mondo, ciò che sostiene il Tutto”
[4] La traduzione letterale di öndvegi sarebbe “via dello spirito”, ma si tratta in realtà del nome per il trono del capo e dei contadino.

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