martedì 24 febbraio 2009

BLOG: ISTRUZIONI PER L’USO

“La verità ti fa male, lo so!”
(Caterina Caselli)


Forse per qualcuno può essere utile una rapida guida oppure rinfrescarsi la memoria.
Adesso vi trovate in un blog = diario personale on-line che, diversamente dal forum (piazza telematica dove ci si incontra e si discute), è uno spazio di espressione personale e questo, volenti o nolenti è il mio spazio. Suppongo che nessun dottore vi abbia ordinato di accedervi o che nessuno vi stia puntando la pistola alla tempia intimandovi di rimanere qui e continuare a leggere.
Internet è potenzialmente infinito e c’è posto per tutti per crearsi il proprio spazio di espressione personale e cominciare in qualsiasi momento a scrivere e dare sfogo alle proprie idee senza per forza invadere altri ambiti personali. Si ricorda che il principio universale di libertà stabilisce che la mia (libertà) finisce dove comincia quella di un altro.
Internet è libera e in qualsiasi momento, se sto visitando una pagina che non mi piace o dei contenuti che non condivido, trovo sul mio schermo una “X” (generalmente in alto a destra); facendo clic su questa X tutto si chiude e il mio problema può essere risolto così, rapidamente e in maniera tutto sommato indolore. Stop.
In alternativa si può digitare sempre nella barra di navigazione un indirizzo web a noi più congeniale che ci porta in ambiti a noi più confortevoli.
Il principio che regola la presenza di commenti su un blog (ribadisco: diario personale on-line) è quello che regola i rapporti di urbanità vicinale. Mi spiego: se io entro in casa di qualcuno e comincio a fare commenti negativi sul mobilio, sul colore delle tende, sulla tinteggiatura ecc., al padrone di casa possono giustamente girare i coglioni. Allo stesso modo in uno spazio personale: se si entra e si fa come se si fosse a casa propria, a volte al padrone di casa possono girare gli zebedei.
Quando poi i commentari sono critiche, “lamentazioni” e battute, senza valide motivazioni a supporto, senza costrutto logico, senza parvenze di significato reale, senza appropriato supporto documentale/culturale, fatte solo con la sola voglia di rompere le palle, la cosa diventa sempre più insopportabile e fastidiosa. Come il ronzio di una zanzara attorno alla abat-jour quando una sera d’estate sto cercando di leggere un bel libro. (Se poi i ronzii provengono da elementi che hanno appena portato a casa una vittoria, e che quindi dovrebbero essere felici e godersela, be’ la cosa diventa proprio insopportabile: ci vuole il DDT.) Per riassumere: “processi di Biscardi” si possono fare altrove: non qui.
Se non vi piace questo blog, ignoratelo! Staremo bene in due!
E se poi dite che ho un caratteraccio, be’, per citare una celebre frase di un film americano “frankly, I don’t give a damn!”
P.S. Nel caso di commenti anonimi poi, quanto sopra aumenta in maniera esponenziale la sua portata.

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