Ma c’è amore un po’ per tutti E tutti quanti hanno un amore Sulla cattiva strada (F. DeAndré)

Sabato 12 dicembre prima gara indoor per me, “in casa” nella palestra di Pioltello e organizzata dal mio club, gli Arcieri Grande Milano”. Aspettative poche, però almeno la speranza di non sfigurare.
Invece… no! Ultimo. Ma andiamo con ordine: dopo le prime volée di prova abbastanza decenti, comincio la prima serie con tre “M”, tre zeri. E continuo tirando ben al di sotto del mio standard. Concludo il primo round con 111 punti cioè con una media punti per freccia che non arriva neanche al 4. Penoso. Mi succedono anche inconvenienti da “pivellino” (e sì che di gare in Fiarc ne avevo già fatte diverse…) tipo: presentarsi in piazzola senza indossare la patella e accorgermi della cosa solo quando sto per tendere la corda (e qui un “cinema” per recuperare la patella che avevo nella tasca destra dei pantaloni usando la mano sinistra, con relativo strappo della tasca!) e poi non accorgermi di avere una cocca danneggiata che rendeva in-tirabile una freccia e, quel che è peggio, non avere una freccia di scorta subito disponibile in faretra. Insomma: c’era da sentirsi come una specie di Mr. Bean.
Gli amici del mio club mi incitavano e cercavano di darmi coraggio: chi mi diceva “guarda che in allenamento non tiri così!” (Roberto) oppure “non ti stai ancorando per niente!” (Rosario), “dai che nella seconda parte ti rifai!” (Alberto S.), Alberto C. che mi ha segnalato un problema con il punto di incocco troppo basso che faceva cavalcare le frecce, Nuccia e gli altri che mi hanno assistito in maniera mirabile. E poi il caldo atroce che sentivo e il non riuscire a tenere le braccia ferme, un tremore che sembrava un morbo pre-senile… Insomma pieno “target panic”, anche se non avrei dovuto soffrirne dato che le mie velleità agonistiche del tutto irrilevanti non avrebbero dovuto provocarmi tanti e tali turbamenti…
Alla fine del primo round avevo una voglia matta di ritirarmi, di diventare trasparente o semplicemente fare finta di avere scherzato e tornarmene a casa. Però, ad un certo punto mi sono detto: “Eh no! Sei qui e qui devi restare. Anzi fai la cortesia di cambiare registro e di cominciare a tirare un po’ più come si deve”. Sono rimasto lì, con tenacia e una buona dose di “faccia tosta”, memore del motto anglosassone “Il cuore sia più saldo e più fermo il proposito, più prode sia l’animo se la forza vien meno!” (Battle of Maldon). Così il 2° round è andato un po’ meglio, concludendo con 156 punti, con una media punti per freccia di più di 5 punti. Tutto sommato è stata quindi una bella gara con me stesso e, onestamente, non ho l’impressione di esserne uscito totalmente sconfitto. Sono riuscito a recuperare un po’ di calma e di fiducia in me stesso, sono riuscito a migliorare e, come dicono gli inglesi “to stand my ground”. Sono riuscito ad evitare la facile scappatoia del ritiro e il ricorso a scuse incidentali ed accessorie per la mia performance men che mediocre.
Il totale alla fine è di 267 punti – media quasi del 4 e mezzo. Nel corso dell’evento solo un ragazzo ha fatto peggio di me! Bocciato o “rimandato a settembre”? Si vedrà!
Però mi sono detto e mi sto dicendo ancora: va be’: questa vota è andata così. Ho parecchio da lavorare su me stesso, sia sulla tecnica che sulla psiche. Cercherò di farlo in allenamento, con tutti i limiti che i miei impegni personali e famigliari mi impongono.
Ho un dubbio circa la mia eventuale partecipazione ad altre gare in quanto, in gara, indosso la divisa del club e quindi lo rappresento in qualche modo. E’ anche vero però che gli eventi sportivi stanno in piedi anche grazie alla partecipazione dei più scarsi: la Formula 1 ha senso anche grazie alla Minardi e il Giro d’Italia ha senso grazie anche ai Malabrocca (insigne ‘maglia nera’ ai tempi di Coppi) e qualsiasi campionato prevede qualcuno che arrivi ultimo. E’ uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare!

Sabato 12 dicembre prima gara indoor per me, “in casa” nella palestra di Pioltello e organizzata dal mio club, gli Arcieri Grande Milano”. Aspettative poche, però almeno la speranza di non sfigurare.
Invece… no! Ultimo. Ma andiamo con ordine: dopo le prime volée di prova abbastanza decenti, comincio la prima serie con tre “M”, tre zeri. E continuo tirando ben al di sotto del mio standard. Concludo il primo round con 111 punti cioè con una media punti per freccia che non arriva neanche al 4. Penoso. Mi succedono anche inconvenienti da “pivellino” (e sì che di gare in Fiarc ne avevo già fatte diverse…) tipo: presentarsi in piazzola senza indossare la patella e accorgermi della cosa solo quando sto per tendere la corda (e qui un “cinema” per recuperare la patella che avevo nella tasca destra dei pantaloni usando la mano sinistra, con relativo strappo della tasca!) e poi non accorgermi di avere una cocca danneggiata che rendeva in-tirabile una freccia e, quel che è peggio, non avere una freccia di scorta subito disponibile in faretra. Insomma: c’era da sentirsi come una specie di Mr. Bean.
Gli amici del mio club mi incitavano e cercavano di darmi coraggio: chi mi diceva “guarda che in allenamento non tiri così!” (Roberto) oppure “non ti stai ancorando per niente!” (Rosario), “dai che nella seconda parte ti rifai!” (Alberto S.), Alberto C. che mi ha segnalato un problema con il punto di incocco troppo basso che faceva cavalcare le frecce, Nuccia e gli altri che mi hanno assistito in maniera mirabile. E poi il caldo atroce che sentivo e il non riuscire a tenere le braccia ferme, un tremore che sembrava un morbo pre-senile… Insomma pieno “target panic”, anche se non avrei dovuto soffrirne dato che le mie velleità agonistiche del tutto irrilevanti non avrebbero dovuto provocarmi tanti e tali turbamenti…
Alla fine del primo round avevo una voglia matta di ritirarmi, di diventare trasparente o semplicemente fare finta di avere scherzato e tornarmene a casa. Però, ad un certo punto mi sono detto: “Eh no! Sei qui e qui devi restare. Anzi fai la cortesia di cambiare registro e di cominciare a tirare un po’ più come si deve”. Sono rimasto lì, con tenacia e una buona dose di “faccia tosta”, memore del motto anglosassone “Il cuore sia più saldo e più fermo il proposito, più prode sia l’animo se la forza vien meno!” (Battle of Maldon). Così il 2° round è andato un po’ meglio, concludendo con 156 punti, con una media punti per freccia di più di 5 punti. Tutto sommato è stata quindi una bella gara con me stesso e, onestamente, non ho l’impressione di esserne uscito totalmente sconfitto. Sono riuscito a recuperare un po’ di calma e di fiducia in me stesso, sono riuscito a migliorare e, come dicono gli inglesi “to stand my ground”. Sono riuscito ad evitare la facile scappatoia del ritiro e il ricorso a scuse incidentali ed accessorie per la mia performance men che mediocre.
Il totale alla fine è di 267 punti – media quasi del 4 e mezzo. Nel corso dell’evento solo un ragazzo ha fatto peggio di me! Bocciato o “rimandato a settembre”? Si vedrà!
Però mi sono detto e mi sto dicendo ancora: va be’: questa vota è andata così. Ho parecchio da lavorare su me stesso, sia sulla tecnica che sulla psiche. Cercherò di farlo in allenamento, con tutti i limiti che i miei impegni personali e famigliari mi impongono.
Ho un dubbio circa la mia eventuale partecipazione ad altre gare in quanto, in gara, indosso la divisa del club e quindi lo rappresento in qualche modo. E’ anche vero però che gli eventi sportivi stanno in piedi anche grazie alla partecipazione dei più scarsi: la Formula 1 ha senso anche grazie alla Minardi e il Giro d’Italia ha senso grazie anche ai Malabrocca (insigne ‘maglia nera’ ai tempi di Coppi) e qualsiasi campionato prevede qualcuno che arrivi ultimo. E’ uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare!
Nessun commento:
Posta un commento